lunedì 21 novembre 2011

SURF E METEO....PER INIZIARE A SURFARE!!!!!!! -PARTE SECONDA-

"La particolare e complessa conformazione geografica del mare Mediterraneo fa sì che, su questo mare, il tempo acquisisca caratteristiche tali da non trovare riscontro praticamente in nessuna altra zona del pianeta, al punto tale che non è scorretto parlare di un vero e proprio "tempo mediterraneo".
La maggior parte delle perturbazioni che giungono sul bacino dall'oceano Atlantico non mantengono di solito la loro struttura originale, ma quasi sempre si trasformano, a volte anche profondamente, evolvendo talora con la formazione e lo sviluppo di minimi di pressione in determinate zone preferenziali. Tale processo viene chiamato comunemente "ciclogenesi mediterranea".
Queste peculiarità geografiche del Mediterraneo favoriscono, in presenza di determinate condizioni atmosferiche ed in base anche all'andamento delle temperature superficiali come abbiamo visto in una precedente occasione, la nascita di nuove depressioni o il ringiovanimento di minimi barici precedentemente invecchiati in Atlantico.
Per la presenza delle Alpi, dei Pirenei e dei massicci della Sierra Nevada e Centrale, delle Alpi dinariche su Balcani, etc. il Mediterraneo è praticamente un mare chiuso all'afflusso delle correnti fredde provenienti dai quadranti settentrionali, le quali di norma viaggiano in media e bassa troposfera (l'aria fredda è più densa e più "pesante"), livelli ove la forzante orografica riveste notevole importanza.

Principali sistemi montuosi disposti perpendicolarmente alle correnti settentrionali
   Principali sistemi montuosi disposti perpendicolarmente alle correnti settentrionali
Questi grandi "spartiacque" naturali presentano però diverse interruzioni come ad esempio la "porta di Gibilterra", la "porta di Carcassonne" e la "valle del Rodano" sul Golfo del Leone e la "porta della Bora" sul Golfo di Trieste, che costituiscono i pertugi attraverso i quali l'aria fredda, sia essa di origine nordatlantica, o nordeuropea, riesce a sfociare con veemenza sul nostro mare.
Nella parte meridionale, invece, il bacino, ad eccezione della catena dell'Atlante su nord Africa, è libero da ostacoli orografici importanti e risulta aperto alle calde correnti subtropicali
“Porte” principali attraverso le quali le correnti fredde possono irrompere sul Mediterraneo
    "Porte" principali attraverso le quali le correnti fredde possono irrompere sul Mediterraneo.
Per questa sua caratteristica di mare chiuso, il Mediterraneo opera in maniera assai significativa una funzione che generalmente è tipica del mare nei confronti della terra ferma, di accumulare, cioè, energia termica, nel periodo estivo o nel semestre più caldo, per conservarla e ridistribuirla all'atmosfera circostante nel semestre freddo.
Le depressioni o perturbazioni, sia che provengano dall'Atlantico con componente da ovest o nord-ovest, sia che giungano dall'Europa settentrionale ed orientale con componente da nord o da est-nord-est, ma anche che affluiscano con flussi da sud-sud-est dall'entroterra africano, a causa della particolare configurazione orografica del Mediterraneo e dell'apporto di energia termica nei bassi strati dell'atmosfera, normalmente non conservano la loro struttura originale.
Infatti molto spesso evolvono, si intensificano, cambiano conformazione o si innescano in modo repentino, cambiano direzione, rendendo pertanto assai ostica la previsione dei loro forcing e possono divenire oltremodo pericolose, in primavera,in inverno e, soprattutto, nell'autunno, apportando fenomeni talora violenti ed improvvisi.
La trasformazione più frequente e nel contempo interessante che subiscono le perturbazioni che giungono sul Mediterraneo consiste nell'innescarsi di ciclogenesi quasi sempre secondarie, vale a dire nella formazione e sviluppo di minimi barici in determinate aree preferenziali, generalmente sottovento alle principali catene montuose.
Insomma, il Mediterraneo è un mare cosiddetto frontogenetico.
Infatti le correnti che arrivano sul nostro bacino, incontrando prima una catena montuosa, tendono a far accumulare aria sopravvento ad essa (con un aumento di pressione) e a produrne un depauperamento sottovento (con una diminuzione di pressione).
La depressione in formazione sottovento alla catena montuosa tende ad approfondirsi per motivi dinamici dovuti alle particolari condizioni che si stabiliscono in quota, per le quali, in una ipotetica colonna di atmosfera, nella parte alta esce orizzontalmente più aria di quanta non ne venga rimpiazzata dal basso (vedere schemi sottostanti).
Inoltre il suo sviluppo è aiutato in modo determinante dall'apporto di energia dai bassi strati dell'atmosfera, dovuta al contrasto termico tra l'aria fredda che giunge sul Mediterraneo in quota e l'aria più calda stazionante sul mare.
Schema di innesco di depressione al suolo per divergenza in quota. Fonte: COMET program
Schema di innesco di depressione al suolo per divergenza in quota. Fonte: COMET program 
Altro schema semplificato di innesco ciclonico al suolo per divergenza in quota. Fonte COMET Program
Altro schema semplificato di innesco ciclonico al suolo per divergenza in quota. Fonte COMET Program 
A seconda delle aree di formazione, si possono distinguere sul Mediterraneo vari tipi di ciclogenesi, ed in particolare quelli che interessano con maggiori ripercussioni la nostra penisola possono essere riassunti come segue ed illustrati nella figura sotto:
1) Isole Baleari,
2) Golfo del Leone,
3) Golfo di Genova,
4) Pianura Padana,
5) Golfo di Trieste,
6) Tirreno centro-meridionale,
7) Ionio-Egeo,
8) Marocco-Algeria
9) Tripolitania e Cirenaica.
Altro schema semplificato di innesco ciclonico al suolo per divergenza in quota. Fonte COMET Program
   Alcune aree particolarmente ciclogenetiche su Mediterraneo dipendenti dalla provenienza delle correnti aeree
Alle ciclogenesi delle Baleari, del Golfo del Leone e del Golfo di Genova è generalmente associato un tipo di tempo da ovest o da nord-ovest, umido e relativamente mite, che si può definire "atlantico", ma in pieno inverno, in caso di aria artica, può divenire molto freddo.
Alle ciclogenesi del Golfo di Trieste, del Tirreno centromeridionale, dello Ionio e dell'Egeo è associato, di solito, un tipo di tempo relativamente freddo, o molto freddo in pieno inverno, che si può definire "continentale".
Alle ciclogenesi del Marocco, dell'Algeria, della Tripolitania e della Cirenaica è associato un tipo di tempo da sud che si può definire "africano". Specialmente in autunno anche le depressioni meridionali tirreniche e joniche possono avere innesco "africano".
Le ciclogenesi della Pianura Padana possono avere innesco sia Atlantico che continentale, ma prevale di solito la prima ipotesi.
Considerando il periodo 1980-2004 e prendendo in esame le ciclogenesi mediterranee con valore minimo di pressione al suolo inferiore a 1000 hPa (per discriminare le depressioni potenzialmente più pericolose) risulta quanto segue (Fonte A.M.):
Nel periodo sono occorse 355 ciclogenesi
Le ciclogenesi associate a sistemi perturbati atlantici sono le più numerose. In particolare quelle del Golfo Ligure, 88 casi, e quelle del Golfo del Leone, 65 casi, insieme rappresentano il 43% di tutte le ciclogenesi dell'intero periodo di 25 anni come evidenziato sotto.
Altro schema semplificato di innesco ciclonico al suolo per divergenza in quota. Fonte COMET Program
 Tra le africane prevalgono le ciclogenesi dell'Algeria con 38 casi.
In merito alla distribuzione mensile e stagionale di tali depressioni (sempre periodo 1980-2004) si nota una netta prevalenza invernale e primaverile, con massimi nei mesi di gennaio e dicembre, e con valore autunnale inferiore (grafico sottostante); ma occorre precisare che prendendo in considerazione l'intensità dei fenomeni provocati, la stagione autunnale primeggia su tutte. In poche parole una depressione mediterranea con valori al suolo simili, è in grado di determinare eventi, specie in riferimento alle precipitazioni, più importanti in autunno e prima parte dell'inverno rispetto alle altre stagioni.
Distribuzione mensile delle ciclogenesi mediterranee, periodo 1980-2004. Fonte AM
            Distribuzione mensile delle ciclogenesi mediterranee, periodo 1980-2004. Fonte AM
La media autunnale supera di poco le 14 ciclogenesi per anno.
Nell'inverno meteorologico (dicembre, gennaio e febbraio) di norma prevalgono le ciclogenesi indotte dal'ingresso di perturbazioni atlantiche. Sono, tuttavia, numerose anche quelle continentali proprie di gennaio e febbraio quando gli anticicloni che sovente si espandono sull'Europa occidentale favoriscono le irruzioni, sui nostri mari, di aria fredda proveniente dai Balcani o dalla Russia.
In primavera (marzo, aprile e maggio) prevalgono le ciclogenesi a causa di sistemi perturbati nordafricani, che convogliano aria calda sull'Italia.
In estate (giugno, luglio ed agosto) le poche depressioni intense sono quasi esclusivamente di tipo atlantico.
In autunno (settembre, ottobre e novembre), infine, prevalgono nettamente ancora le ciclogenesi associate a fronti atlantici, ma con incidenza ancora sensibile di depressioni ad innesco nordafricano.
Quali sono i principali fattori condizionanti?
Sono certamente molteplici, e possono essere riassunti come segue:
Orografia
Temperature superficiali marine
Flussi di calore sensibile
Rilascio di calore latente
Convezione
Grado di baroclinicità
Intense saccature in quota
Fronti e getti di basso livello
Avendo già trattato in precedenti occasioni del ruolo esercitato dalle temperature superficiali marine, dai flussi di calore sensibile e dal rilascio di calore latente in seno alla convezione profonda, dedicheremo maggiore attenzione ai fattori orografici, prendendo come riferimento il comparto alpino.
EFFETTI OROGRAFICI
Ogni qual volta un fronte freddo, di provenienza atlantica o nordeuropea, si avvicini da N o NW alla catena alpina, subisce una deformazione modellata dal profilo dei rilievi. Ciò accade in quanto l'aria fredda che lo segue, accumulandosi in prevalenza nei bassi strati (l'aria fredda è più densa e più "pesante"), non riesce a scavalcare l'ostacolo orografico ammassandosi sopravvento (in questo caso sul versante nord) provocando un aumento della pressione individuabile nella formazione di un promontorio anticiclonico sul versante estero. Per contro la pressione diminuisce a sud delle Alpi, in particolare su nostre regioni settentrionali.
Il fronte si deforma e si ondula, con due rami freddi principali, il primo dei quali si apre una strada attraverso la Valle del Rodano evolvendo prima verso SE e poi verso E, mentre il secondo sfonda di preferenza attraverso la porta della bora (arco alpino orientale più basso) muovendosi verso SW. I due fronti tendono in seguito a convergere racchiudendo le regioni settentrionali e parte di quelle centrali in un'azione "a tenaglia", supportati dalla formazione di un minimo depressionario sovente su golfo ligure in veloce fuga verso sud-est. Ciò è particolarmente frequente nel semestre freddo ed è schematizzato nelle due figure seguenti.
Sopra e sotto tipica deformazione di un fronte freddo ad opera della catena alpina. Fonte ECMWF
Sopra e sotto tipica deformazione di un fronte freddo ad opera della catena alpina. Fonte ECMWF
 In estrema sintesi ecco ciò che accade cronologicamente in questi frangenti:
Elementi antecedenti la ciclogenesi:
 Presenza di una saccatura in quota (es. piano isobarico di 500 hPa) a N delle Alpi.
 Un sistema frontale ai bassi livelli che impatta le Alpi dai quadranti occidentali o settentrionali.
 Una forte corrente a getto alle quote più elevate che si porta verso il Mediterraneo settentrionale.
 L'innesco orografico è parziale sebbene assai importante.
Riportiamo di seguito uno schema semplificato di tale ipotetica situazione:
Situazione al suolo (a sinistra) ed in quota (piano isobarico di 500 hPa a destra) prima di una ciclogenesi orografica. Fonte W.J. Steenburgh NOAA
Situazione al suolo (a sinistra) ed in quota (piano isobarico di 500 hPa a destra) prima di una ciclogenesi orografica. Fonte W.J. Steenburgh NOAA
INNESCO
1) Il fronte freddo come abbiamo visto in precedenza viene bloccato e distorto dalla barriera alpina.
2) La pendenza della successiva nuova frontogenesi orografica è di norma più ripida.
3) Formazione sovente di un'anomalia termica positiva di basso livello sottovento alle Alpi.
4) La formazione della depressione sottovento avviene davanti al fronte freddo.
5) La depressione si approfondisce rimanendo inizialmente quasi stazionaria.
6) La saccatura primaria in quota tende ad indebolirsi a N delle Alpi ma si approfondisce a S, talvolta chiudendo in cut-off (goccia fredda).
7) La corrente a getto splitta (si divide) in due rami a N delle Alpi. Il tutto è schematicamente riportato nella figura seguente:
Evoluzione in quota ed al suolo con frontogenesi da NW. Fonte W.J Steenburgh NOAA
Evoluzione in quota ed al suolo con frontogenesi da NW. Fonte W.J Steenburgh NOAA
I cicloni invernali, più profondi, tendono a muoversi in genere più rapidamente rispetto a quelli estivi, meno profondi, e nella maggior parte dei casi attraversano il nord Italia seguendo il profilo delle correnti in medioalta troposfera, le quali possono farli evolvere verso ENE fino a portarli su alto Adriatico, oppure verso SE percorrendo il Tirreno ed a volte facendoli giungere fino a Jonio. Quest'ultima caratteristica è più frequente nel periodo invernale, illustrata nell'immagine successiva.
Percorsi più frequenti di ciclogenesi sottovento alle Alpi nel periodo autunno-invernale
Percorsi più frequenti di ciclogenesi sottovento alle Alpi nel periodo autunno-invernale 
La depressione mediterranea che ha interessato buona parte della nostra penisola nella terza settimana di Novembre 2008 , apportando tempo autunnale e piogge talora molto abbondanti (in particolare in Veneto e Friuli, ove a causa di intensa attività temporalesca si sono avuti accumuli superiori a 100 mm in 24 ore), appartiene a questa tipologia di ciclogenesi, tipiche della stagione fredda, anche se le dinamiche che hanno condotto alla sua formazione non sono state tra le più prorompenti.
La carta al suolo proposta in seguito mostra comunque l'approfondimento di un minimo depressionario tra golfo ligure e Corsica proprio come conseguenza di un afflusso di aria fredda nei bassi strati costretto ad aggirare la catena alpina tramite la valle del Rodano.
In effetti la depressione si era innescata il giorno precedente all'incirca su isole Baleari, ma evolvendo verso levante ha trovato nell'azione orografica un ulteriore impulso per un processo di ringiovanimento ed intensificazione.
Analisi al suolo delle ore 00z 13/11/2008. Fonte 0.5° GFS NCEP model
Analisi al suolo delle ore 00z 13/11/2008. Fonte 0.5° GFS NCEP model
Si noti infatti come il promontorio di alta pressione promosso da ovest tra versante nord delle Alpi ed Europa centrale riveli l'ammassamento di aria più fredda sopravvento al sistema montuoso. In questo caso buona parte dell'afflusso sfocia su Mediterraneo privilegiando la Valle del Rodano con traiettoria mediamente nord-sud (frecce blu), ma in parte le correnti fredde riescono a far breccia anche su golfo di Trieste, e lo faranno con maggiore consistenza nel corso delle 24 ore successive con l'evoluzione verso SE del minimo depressionaria approfonditosi ad ovest della Corsica.
Topografia di geopotenziale su piano isobarico di 500 hPa ore 00z del 13/11/2008. Fonte 0.5° GFS NCEP model
Topografia di geopotenziale su piano isobarico di 500 hPa ore 00z del 13/11/2008. Fonte 0.5° GFS NCEP model
 La mappa sopra riporta la situazione in quota (piano isobarico di 500 hPa) alla stessa ora, vale a dire alle 00z del 13 novembre 2008, ed è stata allegata per evidenziare come, pur essendo di notevole importanza l'innesco ed in questo caso l'approfondimento per cause orografiche, lo sia altrettanto il contributo dovuto a motivi più squisitamente dinamici.
Osserviamo infatti la presenza di un vortice depressionario, staccatosi in cut-off da una precedente saccatura atlantica entrata sul nostro continente da ovest, colmo di aria fredda ed instabile e chiuso su Francia meridionale. Tale minimo pilota un flusso di correnti sudoccidentali a spiccata curvatura ciclonica (frecce blu, esse deviano verso la loro sinistra) e che tendono a divergere tra alto Tirreno e Mar Ligure e regioni settentrionali italiane, ed interessano in pratica tutto il centro-nord.
Il richiamo di aria dai bassi strati per motivi dinamici (curvatura ciclonica, divergenza in quota, avvezione di vorticità positiva), unitamente all'invorticamento per convergenza nei bassi strati anche e soprattutto per cause orografiche rappresenta un buon mix di fattori che possono portare all'innesco di cicloni mediterranei o all'approfondimento di strutture eventualmente generatesi in precedenza."


TRATTO DA: www.meteo.it

sabato 19 novembre 2011

HOW TO TAKE OFF!!!


SURF E METEO....PER INIZIARE A SURFARE!!!!!!!


" In che relazione stanno nella vostra vita il surf e la meteorologia? Sei quel genere di local che surfa sempre un solo spot o sei un surfista migratorio, legato a posti diversi in condizioni diverse? In entrambi i casi il tuo divertimento dipende dalla situazione meteomarina. Ma come sintonizzarsi con quella splendida macchina perpetua che è il clima? Quali armi offre al "cacciatore di tempeste" mediterraneo il mondo dell'informazione? E inoltre come tradurre in onde effettivamente surfate quell'ammasso di grafici e dati che troviamo sui giornali, in TV e nei tanti siti web dedicati?

Carte di pressione superficiale

Sono le carte più comuni, quelle che vedi in TV e nell’ultima pagina dei giornali di tutto il mondo. Anche solo con queste possiamo farci un’idea abbastanza precisa di quello che sta succedendo. Se indicano una bassa pressione in avvicinamento al bacino del mediterraneo, i forti venti generati spingeranno onde sulle coste esposte. Grazie a questi grafici s’intuisce anche la direzione del vento sulla costa all’arrivo delle onde.
Le carte di pressione sono formate da linee chiamate isobare che indicano zone di eguale pressione atmosferica. Isobare molto ravvicinate indicano notevole differenza di pressione in un’area limitata: questo è indice di forti venti. Al contrario isobare molto distanziate significano poca differenza di pressione e poco vento. Non a caso le isobare sono particolarmente distanziate attorno alle alte pressioni, dove il vento è sempre debole.
Un numero sulla tabella indica la misurazione della pressione in millibar (mb) o Ectopascal (hp). La pressione atmosferica media sulla terra è di 1013mb, può scendere fino a 920mb e salire fino a 1050mb. La direzione del vento segue più o meno la traiettoria delle isobare anche se a volte tende a convergere verso il centro della depressione. Nell’emisfero Nord i venti hanno circolazione antioraria, oraria in quello sud.
Su alcune carte di pressione sono riportati anche i fronti caldi e i fronti freddi. I fronti caldi sono descritti da pallini neri su una spessa linea nera. Un fronte caldo ha aria calda dietro a se e aria fredda davanti. I fronti freddi sono segnalati da triangoli su una spessa linea nera. Entrambi i fronti portano pioggia e inversione nella direzione del vento al loro passaggio. Per produrre onde i venti non devono necessariamente raggiungere le coste. Se il vento soffia lontano (ad esempio il Nordovest al largo della Sardegna o il Sudest al largo del Lazio) le onde arriveranno senza essere accompagnate dal vento. Se invece la bassa pressione si sposta (come di sua natura) da ovest verso est le onde ed il vento arriveranno nello stesso momento creando condizioni di onde con vento onshore nei litorali esposti.


Carte di pressione in quota

Sono carte che mostrano le caratteristiche del flusso d’aria a 5000 metri di quota, non influenzato dalla situazione a terra. Il flusso d’aria in quota influenza il comportamento delle masse d’aria a terra condizionando sviluppo e traiettoria delle basse pressioni. Per esempio se il flusso in quota (anche detto Jet Stream) non è lineare sull’atlantico, le perturbazioni saranno rallentate nel loro moto da Est ad Ovest. Se invece il flusso è lineare, le perturbazioni si sposteranno più velocemente dall’atlantico verso l’Europa, raccogliendo la forza necessaria a generare vento e onde.

Bollettini del mare

Derivati dagli avvisi radio. Sia per radio che in rete prevedono intensità e direzione del vento per le 24 ore successive. Il vento è normalmente espresso nella scala Beaufort con un numero da zero a dodici. Forza dodici sono 64nodi: uragano. I bollettini riportano anche osservazioni in tempo reale sul vento nelle varie aree costiere. Queste notizie sono importanti per paragonare le condizioni di mare e vento lungo coste diverse.
Tabelle di previsione del moto ondoso
Queste carte mostrano aree diversamente colorate a seconda della grandezza delle onde. Ovviamente le aree con le onde più grandi sono quelle ai margini delle basse pressioni dove i venti sono più forti. Queste carte mostrano anche le onde propagatesi lontano dalla zona di bassa pressione. Questo è molto utile per capire se le onde effettivamente arriveranno sulle nostre coste, dove e quando. I colori delle carte indicano l’altezza delle onde in metri o piedi (3ft=1m circa), alcune carte hanno anche frecce per indicare direzione di onde e vento. Una scala di riferimento per misura/colore è sempre presente. La tabella che vedete sotto riporta la direzione delle onde e l’altezza ma non l’intensità del vento. Il vento è spesso indicato da una lineetta con uno o più trattini che ne segnalano direzione e intensità. Non confondete i trattini del vento con la direzione delle onde.
Alcune carte, soprattutto per l’oceano, indicano anche il periodo delle onde attraverso colori. Questo dato indica quanta distanza c’é tra un’onda e l’altra (lunghezza d’onda) e ci indicano se le onde saranno ravvicinate e franose o ben spaziate e pulite. Queste carte riportano anche frecce ad indicare la direzione delle onde. Quando una nuova mareggiata comincia a propagarsi, assume una direzione ed un periodo suo particolare ed è facile individuarla tra mareggiate che la precedono o la seguono. Spesso le mareggiate sono separate da una linea nera, chiamata “fronte della mareggiata” che segna un brusco cambiamento in direzione e periodo della swell.

Boe al largo

Sono stazioni di rilevamento poste in mare aperto anche nel Mediterraneo. Forniscono una serie di informazioni relative ad un punto preciso (la zona di mare in cui è collocata la boa) in un momento preciso. Il dato più interessante per noi è l’altezza delle onde anche se alcune boe forniscono anche altre informazioni. I dati che ci forniscono non sono previsioni, sono rilevamenti ad intervalli regolari utili per capire cosa stanno facendo le onde in mare aperto. Se ad esempio la boa al largo del tuo spot rileva un rapido incremento nella altezza delle onde, puoi stare sicuro che le onde cresceranno presto anche lungo la costa.
Attenzione però: l’altezza delle onde misurata dalle boe non corrisponde esattamente all’altezza delle onde lungo la costa. Questo succede grazie all’influenza della batimetria (conformazione del fondale) e ai fenomeni di rifrazione delle onde. Il dato importante non è l’altezza dichiarata ma la tendenza del moto ondoso, cioè se il mare sta crescendo o calando. Le boe migliori sono quelle che misurano, oltre l’altezza anche la direzione delle onde. Con queste puoi facilmente capire che direzione avrà la swell quando toccherà la costa. Nel mediterraneo la direzione delle onde è spesso la stessa del vento quindi usate questi dati assieme alle carte dei venti se non riportano la direzione della swell.

Webcam

Le webcam sono, di solito, apparecchi digitali che fotografano un tratto di costa d intervalli regolari. Alcuni scattano in continuo (come una telecamera) altri aggiornano l’immagine ad intervalli più lunghi. Certe webcam forniscono anche un archivio di immagini e dati utile per capire, ad esempio, come sono state onde e vento nelle ultime sei ore.

Tabelle di marea

Indicano giorno per giorno l’ora e l’altezza di alta e bassa marea. Nel mediterraneo (come in tutta Europa) le maree sono semidiurne: due alte e due basse maree al giorno.
In Italia l’escursione massima di marea varia da pochi centimetri (lungo la costa ovest) a massimo un metro (in nord Adriatico). Il variare della marea influenza le onde su un dato tratto di costa in relazione al fondale ed all’ampiezza dell’escursione. In baie profonde con scarsa escursione di marea le onde sono solo minimamente influenzate dalle maree (ad esempio Levanto) mentre in tratti di costa con basso fondale il suo variare sposta lungo le secche la zona di rottura (break). Il variare della marea è indicato da un numero (coefficiente di marea) che varia nel tempo da costa a costa. Le maree di maggiore entità avvengono attorno agli equinozi (Marzo e Settembre). In Italia le tabelle delle maree sono stilate annualmente dalla Capitaneria di porto e si acquistano nei negozi di articoli velici.

Links

Bollettini del mare
meteoam.it . per tutti i bacini circostanti l'Italia previsione a 18 ore aggiornamenti intorno alle ore 00 - 06 - 12 - 18 UTC
eurometeo.com . per tutti i bacini circostanti l'Italia emissione giorni feriali ore 00:00 UTC previsione a 48 ore
sar.sardegna.it . per il mar di sardegna, ligure, tirreno, stretto di sicilia. previsione a tre giorni
meteoliguria.it . per il mar ligure, mar di corsica, mar di sardegna, tirreno settentrionale e centrale previsione a tre giorni
lamma.rete.toscana.it . per il mar ligure, mar di corsica, tirreno settentrionale previsione a tre giorni
prognoza.hr. per l'adriatico emissione ogni 12 ore previsione a 24 ore


Venti
politicheagricole.it. per il mediterraneo occidentale e centrale previsione a 132 ore
eurometeo.com. per atlantico ed europa meteofax pressione al suolo e fronti
ilmeteo.it . per il mediterraneo centrale previsione a 60/144 ore
wetteronline.de . per il mediterraneo previsione a 5 giorni
inm.es . per il mediterraneo occidentale previsione a 48 ore
wetterzentrale.de . per il mediterraneo occidentale previsione a 48 ore
windfinder.com . per tutto il globo previsione a sette giorni
windguru.com . per tutto il globo previsione a sette giorni


Onde
ilmeteo.it. Previsione dettagliata per 80 spot
forecast.uoa.gr. per il mediterraneo ed il mar nero previsione a due giorni
ilmeteo.it. per il mediterraneo centrale previsione a 60/144 ore
prognoza.hr . per il mediterraneo centrale previsione a tre giorni
facs.scripps.edu. per tutto il globo previsione a 168 ore
arpa.emr.it . per l'adriatico previsione a due giorni
swellwatch.wetsand.com . per tutto il globo previsione a sei giorni
windfinder.com . per il mediterraneo
buoyweather.com. per tutto il globo boe virtuali e previsioni fino a sette giorni
ilmeteo.it. Previsione Periodo Onde a 120 ore


Rete Ondametrica Nazionale
ron .rilevazioni in tempo reale dalle boe lungo le coste italiane
medflyfish.com .maree in 15 localit italiane ".





NOTIZIE TRATTE DA WWW.SURFNEWS.IT


YEAR ZERO by GLOBE - Première italiana

Sabato 26 Novembre, ore 17 al Surfing Shop di Milano Marittima, première italiana di YEAR ZERO, il nuovo video GLOBE girato in Super 16mm. Diretto e prodotto da Joe G e con soundtrack originale dei Black Mountain, vede come protagonisti Dion Angius, CJ Hobgood, Damien Hobgood, Taj Burrow, Yadin Nicol e Nate Tyler. YEAR ZERO rivisita il surf moderno ambientandolo in un mondo post-apocalittico che ricorda Mad Max o un romanzo di HG Wells. Racconta la storia di un gruppo di surfisti rinnegati alla ricerca di onde. La colonna sonora dei Black Mountain, definiti da Vice Magazine “Uno dei migliori gruppi rock dei nostri tempi”, riproduce appieno il paesaggio sonoro immaginato dal regista Joe G.

PROSSIMAMENTE IN PROIEZIONE PER UNA SERATA SUBURBAN!!!!!!!!

venerdì 18 novembre 2011

SUBURBAN SURF CLUB PER L'INVERNO 2012

Riprendono le attività invernali del Surf Club: tesseramento 2012, organizzazione di proiezioni video, surf school, party e onde... tante tantissime onde!!  STAY TUNED!!!!!